Quella volta che il fascismo rovinò la fama di Pirandello a New York

Jun 30, 2017 1397

BY: Carmelo Fucarino

Fu il 20 luglio 1935 che Luigi Pirandello sbarcò al faro di Ambrose a New York dal transatlantico Conte di Savoia, varato appena quattro anni prima, il 1931, per mano di Maria José. Il piroscafo non ottenne mai il nastro azzurro dell’Atlantico (Blue Riband), come il maestoso Rex (traversata 4 giorni, 12 ore e 53 minuti alla media di 29 nodi), ma in compenso lo superò per lusso e raffinatezza, con il suo salone Colonna che riprendeva in stile classico la galleria dell’omonimo palazzo.

Già nel dicembre del 1923 Pirandello si era imbarcato sul Duilio ed era approdato a New York, invitato e sponsorizzato da Henry Ford. G.B. Shaw, dopo avere assistito a Londra ad una replica, aveva fatto da intermediario con un impresario americano per la messinscena di I sei personaggi in cerca d’autore. La tournée era stata accolta con un qualche consenso di pubblico e di critica. Così scrisse a Marta Abba: “Allo scalo ho trovato…una rappresentanza della Società Italo-Americana, di cui sono ospite… associazioni d’Italiani emigrati… e all’uscita, una folla infinita, di migliaia e migliaia di persone, che mi hanno accolto come un sovrano con grida di evviva e applausi strepitosi. Non mi sarei mai aspettato tanto”.

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SOURCE: http://www.lavocedinewyork.com/

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