
BY: Alina Di Mattia
Se ne è andato in silenzio, come il suo mito, il più grande interprete al mondo dell’icona musicale del Novecento. Un talento straordinario, forse poco conosciuto in Italia, eppure Trent Carlini parlava italiano perché italiani erano i suoi genitori.
Nato 57 anni fa a Chicago, nell’Illinois, come Robert Trentacarlini, aveva trascorso l’adolescenza nelle Marche, a Porto San Giorgio. Una carriera iniziata sui banchi di scuola, nata dalla passione per Elvis Presley e da una chitarra ricevuta in regalo a soli dieci anni. L’impatto emotivo per la scomparsa, nel 1977, della leggenda di tutti i tempi, lo avevano convinto a tornare nella sua Chicago per indossare, a ritmo di rock, gli abiti di “colui che si fece Re”.
Con il tributo a Presley si era aggiudicato il contest dell’’ABC Next Best Thing’ sbaragliando decine e decine di concorrenti talentuosi e vincendo ben 100.000 dollari. Non ne aveva solo la stessa frequenza e la stessa modulazione di voce, ne aveva anche i lineamenti fisici, il sorriso e, soprattutto, il carisma. Sul palcoscenico sprigionava tutta l’essenza dell’artista che aveva nell’anima. Non un clone, ma la rappresentazione del divo che era in lui attraverso le sembianze di Elvis Presley: una magnificenza nello show che rendevano Elvis quasi tangibile nella sua universalità.
Lui, Robert, la vera Star. Passando per l’energia di Hound Dog, Jailhouse Rock, fino alla più melodica Love me Tender, ogni nota si trasformava in un tripudio di emozioni, ogni virtuosismo vocale in brivido.
“Amo cantare le canzoni di Elvis, ma vorrei rimanere me stesso”, era solito ripetere durante le interviste. Perché davanti ad un pubblico entusiasta non c’era il cantante di Memphis, c’era Robert Trentacarlini. A riflettori spenti tornava ad essere quel Robert adorato dalle sorelle Laura e Lory, dai figli Sophia, Gabriel, Thalia, Isabella, dalla nipote Ilaria.
Un successo macroscopico che lo aveva portato nei teatri più ambiti degli Stati Uniti e nei salotti più prestigiosi della TV americana, da Ophra Winfrey a David Letterman a Jay Leno. Ascoltando il coinvolgente The King starring Trent Carlini, che registrava sistematicamente il soldout nella città che non dorme , Las Vegas, non era necessario chiudere gli occhi per essere catapultati in un concerto di Elvis Presley: era lui la leggenda da vivere sul palco, ed aveva il magico potere di darle quel soffio vitale che lo contraddistingueva da ogni altro tributo musicale.
Si è spento domenica scorsa al Centennial Hills Hospital di Las Vegas a causa di un’ischemia celebrale. L’annuncio ufficiale della scomparsa del “suo eroe” lo ha fatto la sorella Laura Trent, con la quale aveva un rapporto speciale.
Aveva scelto di essere tumulato in Italia, accanto alla amatissima madre Aloisia. Riusciamo a sentirlo, mentre da un palcoscenico celestiale le sussurra le parole di ‘Happiness’, il lavoro di esordio del Re, dedicato proprio alla sua mamma: “ti stringerò e non ci saranno più giorni tristi…”
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