
Si fa un gran parlare dei Soprano, in occasione dei 20 anni della serie tv, di come abbia raccontato l’America e gli americani e, soprattutto, rinnovato il profilo del gangster italoamericano, liberandolo da molti cliché e, allo stesso tempo, giocandoci sopra. Non c’è dubbio che James Gandolfini e lo sceneggiatore e regista David Chase abbiano fatto un lavoro superbo creando un personaggio complesso, contraddittorio, pieno di sfumature e in cui potessero riconoscersi – anche dolorosamente – gli spettatori.
Ma insieme ai Soprano bisogna rendere merito a qualcuno morto nello stesso anno in cui la serie tv andava in onda, qualcuno senza il quale non avremmo avuto la saga del Padrino, Quei bravi ragazzi, Gli intoccabili e tutte quelle derive della filmografia mafiosa, ora comiche ora meno come L’onore dei Prizzi, Terapia e pallottole, Donnie Brasco e, certamente I Soprano. Parliamo di Mario Puzo, autore italoamericano nato a New York nel 1920 da un coppia di originaria di Avellino, cresciuto in quella stessa Hell’s Kitchen teatro di gesta dei cinecomic, e morto a Long Island il 2 luglio 1999.
SOURCE: https://www.wired.it
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