
BY: BARBARA ARDU'
Che sia alla vecchia maniera o 4.0 l'industria culturale italiana cresce. Un deciso cambio di rotta rispetto a tre anni fa quando si era raggiunto il punto più basso, complice la crisi economica. Ora però il vento è cambiato. I consumi ricreativi o intellettuali si sono stabilizzati e anzi vanno meglio. A scapito di chi diceva che la cultura era "un lusso che l'Italia non poteva permettersi".
A raccontarlo mettendo in fila i numeri è il tredicesimo Rapporto Federculture, che misura come e dove si dirigono le preferenze degli italiani quando decidono di prendersi tempo per sé, qual è lo stato delle imprese del settore (musei, teatri, fondazioni), che con difficoltà sono riuscite a sopravvivere alla crisi. Certo ci sono ancora due Italie anche in campo culturale, con il Sud che spende meno, ma per ragioni di reddito e il Nord, dove la spesa è superiore. E anche sulle classi demografiche i dati si differenziano.
SOURCE: http://www.repubblica.it
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